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{Tuesday, September 21, 2004}

 
il dottorando ci aveva pure inviato una mail, ieri sera alle dieci e mezzo, non che la cosa potesse essere di qualche aiuto ma insomma, tanto per sapere che cosa ci aspettava stamattina. io a quell'ora dormivo e la mail l'ho letta solo oggi, nel pomeriggio, e dunque quando l'ho letta sapevo già. sapevo già che la prova era un test per testare la lingua inglese, e niente altro. per chi la sa. test di comprensione, e composizione. e poi un piccolo colloquio. in inglese. per chi lo sa parlare. la addetta a provare la mia conoscenza della lingua mi fa una domanda, per fortuna la capisco, è pure semplice, rispondo con un monosillabo. penso che meno parlo e meno errori faccio. ottima tattica, così per riempire i cinque minuti lei ha tutto il tempo per sparare domande a raffica. me ne rendo subito conto e decido di cambiare strategia:
-le dispiace se continuiamo in italiano?
-si, mi dispiace, non è il caso, continuiamo in inglese
ok, dico, e invece continuo a parlare in italiano.
lei ride e mi dice ok, può andare
chissà come l'ha presa...
colloquio vero e proprio nel pomeriggio, dice il dottorando, ma non preoccupatevi, è in italiano.
-scusate, ragazzi, vi devo dare una notizia poco simpatica, il colloquio è in inglese.
qualcuno dice ok amici io corro a prendere il treno qualcuno bestemmia qualcuno sbuffa. siamo tutti contenti. tre i prof in commissione.
-facciamo la lista d'appello, prima chi viene da fuori, poi chi ha problemi di tempo, poi chi ha problemi di lavoro, poi quelli bravi, poi i belli, poi gli alti, quindi i magri, infine gli altri.
alla categoria degli altri, rimaniamo in due, ordine alfabetico e io risulto l'ultimo.
-are you the last one? chiede il primo da sx della commissione, sapendo benissimo che sono l'ultimo, e ride, pensando forse all'ambiguità dell'affermazione
-bad position! dice il secondo, e ride, chissà perchè, mi alzo per afferrarlo per un orecchio ma deve dire la sua anche il terzo
-e lei è pure il numero diciassette! e ride, ci mancherebbe, ride pure lui....
ritorno a sedermi, porto lentamente la mano destra chiusa a coppa sopra i genitali e attendo rassegnato lo sviluppo del colloquio.

posted by Umbe 7:48 PM *** |


{Monday, September 06, 2004}

 
giornata tranquilla, al lavoro. nel senso del lavoro. inforno un pollo per il table corner e fumo una sigaretta, spadello una penne al salmone e mi faccio un caffe', racconto a Dominica che babbo natale e' passato in cucina ha poggiato i sacchi ha infornato le slices ha ripreso i sacchi e se n'e' andato, e fumo una sigaretta. al table 2 s'e' seduto il suonatore di chitarra che stamattina mi incantava in grafton street, un grandissimo ma davvero eccellente suonatore vecchio americano voce deliziosa che suona una chitarra particolare che si e' costruito da se' si scambiano due parole devo correre al lavoro sorry man metto una monetina pesantuccia sulla custodia e penso alla vita che deve fare, alla sua eta', chissa' dove dormira' stanotte, poverino... e invece si strafoga per diciannove euri e ne lascia quattro di mancia! all'hilton, dormira', il vecchiaccio, altro che ponti! ma poi penso. medito e rifletto. e ricordo quello che ha detto ai suoi detrattori un vecchio piu' grande di lui, che pero' quarant'anni fa non era ancora cosi' vecchio, e parlo dell'uomo del minnesota, che dove sta scritto che un artista per essere tale deve per forza essere un morto di fame? gia'. ha ragione. il vecchio canta e suona divinamente si guadagna la pagnotta e si spende i soldi dove meglio crede. chiedo venia, ho peccato di superbia. in senso lato, ma di superbia si tratta. mangia, vecchio mio, mangia e poi suona e canta e incantami.
scolo le linguine e intanto il bettiat gira per la citta'. l'ho fatto venire su in veste di avvocato, perche' gia' comincio ad avere dei problemi, qui. sono qui da due mesi, passeggio per la citta' e gia' devo evitare di passare per certe vie e sperare di non incontrare certe persone. mi tirano in ballo in delicate trame che si impantanano in un viscido pastone dove si mescolano questioni di lavoro e affetti personali, ma io che c'entro, ma a me ma che mi importa ma lasciatemene fuori... mai detto che la signora va in giro a dire che sei una puttana. mai sentita dire questo, e mai detto a nessuno di averglielo sentito dire, perche' girano ste voci, ma perche'... e non chiedermi di riferire davanti a tuo moroso, il mio capo, che sua mamma dice questo di te, e non chiedermi tanto piu' di dirlo davanti a tutti e due. ma perche' io, ma siamo in tanti, qui... se dovessi parlare, ma non ho assolutamente niente da dire, o rovino una coppia, o una famiglia. il clima e' davvero teso. io scappo.
chiamo mia madre. ho bisogno di sentire i miei affetti piu' cari, cerco comprensione, ascolto, amore... oltretutto non sento i miei da una settimana.
- heila', ciao, mi passi la mamma?
..... - e' stanca, non c'ha voglia di venire al telefono, puoi richiamare domani?
...fanculo! alla facciaccia degli affetti familiari! aspetta, adesso, aspetta che ti chiami ancora, vedrai se non faccio passare un'altra settimana!
ritorno alle mie lasagne, tre porzioni al table 1, una senza parmigiano. e anche una mixta salad, per favore.
il cielo e' grigio. meno male. il sole mi sta sulle balle.
i miei colleghi amici mi guardano con occhi di commiserazione e compatimento
-sei nella merda, eh?
-si, cazzo, si, signorefachefabiononpassidiquaoggi ptciu' ptciu' prometto che saro' tanto buono e che mi comportero' bene ptciu' ptciu' e che attraversero' sempre le strade sulle strisce pedonali e pure col verde, prometto!
cri si e' incazzata. intercetta un mio messaggio a un suo familiare in cui chiedo qual'e' con esattezza il giorno del suo compleanno, so che e' in settembre ma...
"scommetto che i compleanni dei culi da passeggio che lavorano con te quelli te li ricordi tutti!"
in effetti... eh eh no dai non e' vero. ok, decido di cominciare dall'1 settembre a inviarle un messaggino di auguri tutti i giorni, prima o poi lo imbrocchero', dall'1 al 30.
l'1 sett. mi risponde "non e' oggi, mi deludi, sparisci dalla mia vita, non farti piu' sentire".
-ok pucci ti chiamo domani, ciao, bacio.
il 2 sett. mi dice "non e' oggi mi deludi sparisci dalla mia vita non farti piu' sentire. e non chiamarmi, domani, per farmi gli auguri". lo interpreto come un voler farmi sapere che il giorno successivo e' il giorno quello giusto.
il 3 sett. invio il solito messaggio. mi risponde, e qui non vi aspettereste questa risposta: "non e' oggi mi deludi sparisci dalla mia vita non farti piu' sentire"
"ok, puccellona, passa una bella giornata, ti chiamo domani"
il 4 sett. mi ricordo che il compleanno e' il 5, pero' penso che sia quel giorno li' il cinque, che invece e' ancora il quattro, e le mando il solito messaggio. mi risparmio di riportare la risposta, la potete leggere due righe sopra.
il 5 vedo un calendario e scopro che il 5 e' quel giorno li' e non il giorno prima, che tanto per non perdersi nei ragionamenti, era il 4. invio il solito messaggio e finalmente la risposta e' stata diversa, e terminava addirittura con dei ringraziamenti. diosialodato.
racconto la barzelletta del pedofilo a eliana, che non apprezza per niente e fa la faccia schifata.
racconto la barzelletta del pedofilo a cristian, e in omaggio ci aggiungo quella di heidi e del nonno, e lui si che mi da soddisfazione.
-una amatriciana e una bruschetta 4 al table 3 per favore
-pronti, arrivo
una coppia di padova provincia si siede in sala, lo chef e' di padova, gli fa sapere eliana, due piu' due fa quattro e rosso di sera bel tempo si spera e chi fa da se' fa per tre e dunque devo uscire, non posso esimermi, eccomi qui, si, molto piacere, chissenefrega, bravi, tanti saluti a casa.
gogarty, 2:00 am
-slainte, rachel!
-cosa?
-slainte!
-cosa?
-...slainte...
-eh?
-...cheers...
-ah, adesso, ho capito. guarda che slainte non significa cheers in irish!
-ma come, ma cosa mi dici, ma se... ma quando... ma no...
-no!
-ma prova a chiedere in giro, ma se me l'ha detto betta, lei le cose le sa, non puo' essersi sbagliata...
consultazioni tra indigeni.
-hai ragione tu. ma guarda un po' se mi devo fare insegnare l'irlandese, io, straciccia irish, da un italiano...
-ah ecco, adesso si che va bene! e dunque questa e' tua sorella...
-si, e quella e' mia madre
(aaah, quella li' ubriaca spolpa, con la faccia da zoccola?)
-aaah, quella li'? tua madre? brava, madre, brava, hai fatto un buon lavoro, qui, con la prole, tu e tuo marito, si intende...vabbe', ho capito. amico, possiamo anche andare. e' stato un piacere salutami il cane e anche il tuo mandrillo, ciao.
messaggio contemporaneamente con cri e mia sorella. al secondo o terzo messaggio alternato sbaglio e inverto le destinazioni, le conversazioni si frappongono. una mi chiede "ma sei ubriaco fracico, gia' a quest'ora?" l'altra scrive "non e' carino far venire gli amici e poi farli dormire in aeroporto.... " eh gia'! il bettiat mi aveva anche chiesto se poteva fermarsi da me, e io gli ho detto no guarda da me no pero' puoi dormire all'aeroporto non e' male le panche sono comode ed e' anche economico solo non ti danno la colazione, ecco.
e' ripartito oggi, l'amico. speriamo bene. l'ho accompagnato al check-in, l'ho incanalato nell'area giusta, gli ho indicato da lontano, non potendo entrare all'imbarco, il gate A. mica per niente. mica perche' all'aeroporto ci sono stato ventisette volte in venti giorni, ritiro e consegna auto a nolo ritiro e consegna cri ritiro e consegna bettiat oltre al ritiro della mia persona, quando sono arrivato. mi sono aspettato alle transenne col cartello in mano e mi sono accompagnato in citta', pero' ora non stiamo parlando di questo. il fatto e' che all'andata il nostro ha pensato bene di andare all'aeroporto di verona, dice li' c'e' un aeroporto perche' non dovevo pensare che il mio volo partisse da li', giusto, dico io. e intanto, mentre lui polleggiava a verona, a brescia un bell'aeroplanino bianco e blu si alzava leggiadro nella notte con un sedile vuoto e un cartello "missing". ora puo' lamentarsi del fatto che le panche dell'aeroporto di brescia non sono per niente comode, a dormirci la notte. eliana gli consiglia quelle di bruxelles, li' si dorme veramente bene. "magari la prossima, dice il bettiat, certo, perche' no, non manchero, grazie". e mentre a brescia albeggia e nasce un nuovo giorno e gli uccellini giocosamente svolazzano, a londra un bell'aeroplanino bianco e blu si impenna e si innuvola, con un sedile vuoto e un cartello "missing". a londra il ragazzo si perde nei meandri del grande mostro, si s'imbuca nell'area (sbagliata) Senza Ritorno, si mette a piagnucolare, deve arrivare la sicurezza per poterlo fare uscire e in furgone lo accompagna li' dove si puote cio' che si vuole, cioe', che si deve, insomma, il gate giusto. no, perche', si giustifica, giustamente, a me sembrava un 4, quello, e invece era un 41... arriva al gate, e dopo tutti questi casini pensa (e pensa di pensare bene e invece l'immediato futuro' dimostrera' che invece pensava proprio male) di meritarsi una sigaretta, e l'area fumatori si trova in fondo a un corridoio che non e' un corridoio, e' una provinciale, e il ghetto per questi inopportuni peccatori e' praticamente allocato in un'altra cittadina, e cosi' quando il signorino torna all'imbarco, non ci trova piu' nessuno, imbarco chiuso. riesce a trovare ancora qualche lacrima nella grande saccoccia della disperazione, esce una tipa si impietosisce e gli dice ok pero' muoviamoci.
-carta d'imbarco?
-.... ehmmm... ops... non la trovo piu'....
l'ha persa. dico, l'ha persa! buon vecchio bettiat... mentre rivoli di bava gli colano dagli angoli della bocca e gli rigano pietosamente il mento, arriva una hostess con la carta d'imbarco in mano, l'aveva trovata a terra e visto il numero del gate ma soprattutto il nome del nostro amico, e aveva capito tutto, perche' gia' lui era diventato la barzelletta del mese tra il personale vario di questa bella compagnia aerea che costa poco, e pero', detto tra di noi, vale anche meno. e il bettiat piange, ancora, ma questa volta di commozione. a dublino mi manda un messaggio, dice a sto punto non so dove sono, pero' il cielo e' grigio, potrei anche essere in irlanda...
io sono qui, a farmi dare del cabron almeno otto volte al giorno da irene, "mira, que cabron" mi dice...
ho trovato peter oggi, per strada, il mio locatore. vi racconto piu' o meno come si e' svolto il dialogo tra lui e me, che gia' capisco poco l'inglese, non vi dico l'accento irish, e peggio ancora, l'inglese con l'accento irish del vecchio borbottone farfugliante peter. ho capito quattro o cinque parole, nel discorso: friend, wash dish, night, clean kitchen. dunque, inizia a dire:
-your friend (riporto solo le parole che ho intuito) friends night
-si, c'e' stato un amico (cazzo mi ha sgamato ora vorra' dei soldi in piu') ma solo per qualche notte... e comunque era uno, one
-no, more friends
-no, scusa cazzo, no, ti dico, era uno
-no, no, more e mi sembra di capire old
-30! gli dico, esultante
-no, more
-no, davvero, trenta anni, peter.
-no, no, friend clean kitchen
-ah, si, devo pulire la cucina (ma a te chettefrega saranno affaracci miei se e' sporco...)
-no, no, your friend
-ah, si, doveva pulire lui la cucina
-no no, wash dish night
-ah, adesso ti ho capito, peter, cazzo, spiaccicale bene le parole, si, ha lavato i piatti di notte e ha fatto casino e allora si sono lamentati, di sotto (ma quando ha lavato i piatti? boh, forse stavo dormendo...)
-no, no, your friend
-ah, la doveva pulire lui
-no, no...
-senti, peter, qui non ne usciamo piu', hai la bocca impastata, ne riparliamo, ok?
qui comincia ad avere un'espressione un po' particolare, che butta sul rassegnato ma anche frustrato. e ricomincia
-when you clean..
-ok, ok, poi pulisco tutto
-no, no, night wash dish
-insomma, li devo lavare sti piatti si o no? li lavo stanotte?
dopo dieci minuti, giuro, dieci minuti, ho capito: tutto quello che voleva dirmi era che un suo amico aveva bisogno di due ragazzi per farli lavorare in una cucina, come lavapiatti, se conoscevo qualcuno...
-ok, dunque, riparti
-si
-beh se torni chiamami il numero ce l'hai
-gia', come no. dici cosi' adesso, perche vuoi che ti pulisca casa come l'altra volta, eh, che ho dovuto comprare di seconda mano una di quelle tute bianche protettive e antinfettive che usavano tempo fa all'aeroporto di hong kong per fare i controlli della sars, per avere il coraggio di entrarci, in quella casa.... che sulla porta di legno sono incise scritte arabe che chissa' cosa vogliono dire, che il mio vicino e' un medio-orientale che se tutto va bene commercia in plutonio di contrabbando e C4, e nella migliore delle ipotesi mi disturba sempre con lo sciacquone del cesso gia' che va al bagno ogni venti-venticinque minuti, chissa' che problemi deve avere, poveretto....
vabbe'. visto che sono qui, al call center, chiamo casa. si, lo so, mi ero ripromesso con me meco medesimo di non e invece chiamo lo stesso, figurati, ci mancherebbe, alla fine come faccio, lo so... vediamo se stasera mia mamma se la sente, di venire al telefono, se non le e' di troppo disturbo...

posted by Umbe 5:55 PM *** |

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