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{Sunday, May 15, 2005}

 
Stesso scomparto. Tre neri e tre bianchi, seduti, casualmente - sia detto – opposti per colore. Voglio dire, avremmo potuto metter su una partita di scacchi, avessimo avuto spazio per muoverci, e invece non ce n’era. Tra le fila dei bianchi, due simpatici napoletani, in viaggio da Trieste verso casa. Il terzo bianco, non è superfluo dirlo, per chi non ha mai visto il colore della mia faccia, sono io. Tra i neri, un giocatore di calcio inglese, seconda divisione, in compagnia del suo manager, gira alla ricerca di società calcistiche interessate a prenderlo. Il napoletano alla mia dx, gentile, dopo un po’ di conoscenza, allunga una mano al giocatore di calcio e gli offre una brioche: “U uò? U uò?” faccio fatica a capirlo io, figurarsi l’amico inglese, il quale apre gli occhi, lo guarda, con la faccia interrogativa, e richiude gli occhi. Il napoletano alla mia sx, conscio del fatto che il nostro ometto di colore non capisce una parola di quello che il ragazzo alla mia dx gli ha detto, cerca di mediare linguisticamente, e perciò gli ripete l’offerta cercando di parlare lentamente: “U uoi? U uoi?” dice scandendo chiaramente le parole. il campioncino apre gli occhi, lo guarda, faccia interrogativa, richiude gli occhi.
Evidentemente, non u uò, penso io.

-puzzola, mi ospiti un paio di giorni a casa tua?
-che? due giorni? no guarda, volentieri, se vuoi venirmi a trovare, però no, due giorni, chi ti regge?
-ma poi esco, mica sto sempre in casa...
-ah beh, se poi esci, allora si, ti do le chiavi, stai un po’, poi esci, poi rientri un pochino, poi te ne riesci, allora si, così si può fare, però no, due giorni no, sono troppi...
-vabbè, ho capito, lascia perdere

Nello scomparto, solo io e un rumeno. Ottimo, posso allungare le gambe e dormire. Il viaggiatore dell’est ha vissuto per anni in spagna e parla un miscuglio di lingue, ma si fa capire. Comincia a dirmi che cosa fa, dove è stato, dove va, che cosa ha fatto, dove scende, e mi da tante tante altre informazioni interessanti, io però vorrei solo dormire, lo ascolto un quarto d'ora, poi però mi si cominciano a chiudere gli occhi
-scusa, amico, non è che non mi interessi la tua vita, per carità, però credimi ho assolutamente bisogno di dormire
-ok, come vuoi, no hay problema.
Passano otto o nove secondi, non di più
-vuoi una banana? mi chiede gentilmente, aprendo la sua sacca da viaggio
-no, grazie, sono a posto, rispondo con un bel sorrisone
-vuoi una mela? mi chiede gentilmente
-no, grazie, rispondo, pure gentilmente
-vuoi del succo? mi chiede, gentilmente
-no grazie, rispondo, non molto gentilmente
-vuoi vino? mi chiede, sempre gentilmente
-no, dico cercando di non essere scortese
-birra? mi chiede gentilmente
-no! cominciando ad alterarmi
-coca cola? mi chiede gentilmente
-no! comincio a ringhiare, alquanto seccato
-licor? mi chiede gentilmente
-no no e no! gli urlo, prendendolo per il colletto. No! ma sai che cosa vorrei?
-cosa? mi chiede gentilmente, vediamo se ce l’ho..
-vorrei dormire! ok? dormire. Ho as-so-lu-ta-men-te bisogno di dormire, vedi di capirlo! gli vomito in faccia rabbiosamente, cercando di ricordarmi come funzionano le sillabe e dove va messo il trattino.
-va bene, va bene, dice sommesso il mio compagno di viaggio, no hay problema, va bene

posted by Umbe 6:56 PM *** |


{Tuesday, May 10, 2005}

 
Ho visto il Papa e poi siamo andati al Momart a bere un aperitivo. Il giorno dopo, però.
E non col Papa, comunque.

posted by Umbe 9:00 PM *** |

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