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{Monday, July 18, 2005}

 
“Cuosa significa questo caldo qui da vuoi, chie non c’è aria...” mi chiede Ljuba.
Cuosa vuoi che significhi, cara Ljuba, qui funziona cuosì...

posted by Umbe 4:58 PM *** |
 
Avevo già pianificato tutto, la nostra vita insieme, i bambini... dovevo solo farglielo sapere.
-ciao sono umberto senti puoi darmi il numero di cellulare di tua sorella? volevo farle gli auguri per il compleanno
-si certo, ti do il numero di casa però. Se telefoni di sera, che non sia troppo tardi, ché mette a letto il bambino
-....
-pronto? ci sei ancora?
-... aaahh, così ha un bambino... bene! – dico, fingendo di essere contento
-si, di otto mesi
-aaahh...che bella notizia, davvero (non disperarti, umbe, magari l’infame è scappato via, l’usurpatore, oppure è passato a miglior vita, chissà) e dunque ha un bambino di otto mesi...
-eh si!
-che bello... un bambino... ed è sposata, ovviamente... (dimmi di no dimmi di no dimmi di no)
-eh si, è sposata
-ma che belle notizie mi dai, benedetta, sono contento, davvero. Ok, grazie di tutto, cioè, il numero non mi serve più, insomma, voglio dire, quando la vedi falle gli auguri da parte mia, ecco, io non credo che.. vabbè, ciao benedetta

posted by Umbe 4:58 PM *** |
 
La sede del consolato marocchino a bologna è un’autofficina dismessa in zona industriale, un bel prefabbricato quadrato e una bandiera arrotolata su sé stessa che non sventola... Ai due lati della strada, dall’uscita della tangenziale al consolato – cosa che mi è servita per orientarmi e trovare la sede – decine e decine di renault 19 e renault 21. Fuori ci sono trentaquattro gradi e un tasso di umidità al settanta per cento, dentro i gradi sono trentasette, l’ umidità scende – è vero - ma troviamo un tasso di flatulenze varie al quarantacinque per cento e, per il restante, un misto di cose difficilmente descrivibili. Devo dire però che tutti i funzionari sono stati oltremodo gentili, assolutamente disponibili e cortesi. E i quasi duecento figli del deserto hanno aspettato pazientemente e ordinatamente i loro turni, nessuno mi è passato davanti in fila, intendo dire. Nel lato corto del salone rettangolare puoi fare le foto tessera e le fotocopie, nel lato lungo a sx, l’ufficio vero e proprio, tre tavoli di legno allineati, quattro pc, due ventilatori, transenne in acciaio pesante a delimitare gli spazi riservati. Appesa al muro dietro i tavoli una bella foto grande del re, un po’ datata ma bella. I bagni, una struttura in cartongesso attaccata a uno dei lati corti, hanno le porte prive di maniglie, e credo che questa sia un’idea del poliziotto che prende le impronte digitali – tutte e dieci – così che, se per caso qualche impronta non si dovesse essere stampata bene sui documenti, lui può sempre recuperarla sulle porte dei bagni.

posted by Umbe 4:56 PM *** |


{Tuesday, July 12, 2005}

 
Ambasciata (e anche consolato, tutto insieme, per risparmiare spazio e soldi) moldava, Roma. Il Console svolge lavori di segreteria, prende i documenti e dà i documenti. Una zoccoletta entra e mi passa davanti nella fila. Scusi signorina, c'è una fila, le dico, non essendo lei caruccia, perchè altrimenti - mi conosco - avrei lasciato correre, e invece siccome non era caruccia non ho lasciato correre, lei si volta di scatto, faccia dura e aggressiva di chi ha subìto per una vita e ora si è stufata e vuole ribellarsi al sistema, e ovviamente aspettava me per cominciare, mi dice "che vuoi tu che sei venuto qui oggi, io sono qua da ieri" e si gira. Che cazzo di discorso sia, quale sia la logica per cui lei essendo già stata lì il giorno prima abbia dunque diritto di precedermi nella fila, e, beninteso, precedere me, mica gli altri suoi connazionali, questo, dicevo, lo sa solo lei, però trovandomi in territorio moldavo, ma soprattutto attorniato da una ventina di indigeni, di cui almeno otto appartenenti al genere maschile, facce quadrate su corpi quadrati, zoccoli ai piedi capelli corti in testa e lunghi sulla nuca perfetto stile "uomo dell'est", penso è meglio se sto zitto e lascio correre, eventualmente la mando aff più tardi, quando sono lontano, solo e ben chiuso nella mia stanza...
Entro nell'ufficio del console, e gli regalo una delle poche parole che so di rumeno, multumesc, e lui apprezza. Intimamente, però, perchè non lo ha dato a vedere, non ha cambiato minimamente espressione, nella sua faccia non si è spostato neanche un baffo, niente.
Multumesc, appunto.

posted by Umbe 11:07 AM *** |


{Thursday, July 07, 2005}

 
Quando c'ha quelle che lei chiama le farfalline nello stomaco, bisogna correre.
Oggi c'aveva le falene, a suo dire. Potevo forse esimermi?

posted by Umbe 11:36 PM *** |

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