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{Monday, May 29, 2006}

 
L’ispettore della mobile nel suo ufficio in questura mi sta interrogando, comincia a stendere il verbale e leggendo a voce alta quanto scrive per mettermi al corrente di come riporta le mie dichiarazioni dice dunque oggi è il ventiquattro maggio io molto tranquillo non lo sono e penso però di dargli una bella notizia e anche di prendere confidenza con lui e dico eh già oggi è il compleanno di dylan e a lui però sembra non interessare molto la cosa e dice pfui e fa spallucce io dico beh per me invece la cosa ha un certo valore e poi ognuno ha i suoi gusti e io comunque la preghierina a gesù l’ho detta gesù preservalo dai pericoli e concedigli serenità e salute nella vecchiaia.
Vecchiaia che a dirla tutta è uno stato - se non sociale però sicuramente fisico quello sì – è uno stato, dicevo, che già mi appartiene, o se preferite al quale mi sono già da tempo consegnato. Voglio dire, rotolarmi di sera sull’erba umidiccia del prato del Prato della Valle (ullallà quanti prati) è una cosa che non mi posso più permettere di fare, l’indomani poi mi sveglio che sono da buttare, io e i miei ossi buoni neanche per un cane ingrugnito. Me ne sto lì steso che sembra – sembra – che stia serenamente svaccato a godere della leggera brezza della sera e invece sono lì imbacchettato che non riesco a respirare, e lei mi chiede - e potrebbe essere che sia perché non si esprime ancora al meglio nel nostro idioma, ma potrebbe anche essere che lo dica invece sapendo proprio bene quel che intende dire - chiede come si sta lì sotto terra? ...come si sta lì sotto terra, dice.
A parte il fatto che si dice lì sulla terra, anzi - meglio - lì sull'erba, e comunque, come vuoi che stia... se solo riesco ad alzarmi, te lo scordi che vengo ancora una sola altra volta qui, a giocare a fare lo studentello, quando l’età dello studentello l’ho superata ormai da un pezzo...
Ahi ahi... voglio una stanza al nazareth... guido, sii gentile, mettici tu una buona parola.

Ci sono due belle e invitanti e sensuali nonché simpatiche e intriganti e luminose natiche che provengono dalla sponda est dell’adriatico che... per carità, a ognuno il suo, non dico di no, però, al faro, permettetemi, amici, la prossima volta, e la smetto, ora, di usare così tante virgole, ché la cosa vi potrebbe anche un po’ infastidire, la prossima volta al faro io il mare lo vengo a vedere dalla parte di là, come no, con lo sguardo rivolto a oriente, al mare aperto, all’indefinita notte, e qualcun altro se lo verrà a godere di qua, con gli occhi puntati alla terraferma, alla terrasolida, alla terra delle certezze...
nessuno se la prenda, ma il pallottoliere e la barbie non li avevo portati, non ci avevo pensato, miseria sozza...

posted by Umbe 8:38 PM *** |


{Sunday, May 07, 2006}

 
Vediamo se imparo finalmente ‘sta lingua, che Rui dice che la parlo come un trasmontano, che io pensavo si riferisse alla pronuncia, e invece mi spiega che parlo come un libro stampato, ma soprattutto stampato nell’ottocento. E d’altronde, le mie più interessanti discussioni le ho avute finora con il signor Eça de Queirós, con padre Amaro e la sua zoccoletta...
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portoghese. lisboeta. anzi, almadense.

posted by Umbe 11:57 PM *** |

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